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NUOVA COMMISSIONE ANTIMAFIA PER FAVORIRE LA LEGALITÀ

Il Senato ha approvato, definitivamente, la proposta di legge per l’istituzione della Commissione cosiddetta “Antimafia”. La Commissione svolge un importantissimo ruolo di supporto della magistratura e degli altri reparti investigativi in ordine a problemi di tale gravità per il nostro Paese, contribuendo inoltre alla conoscenza ed al contrasto del fenomeno mafioso. 

In 1a Commissione con i colleghi della maggioranza e della minoranza abbiamo esaminato il testo, grazie al preciso lavoro del relatore Giarrusso. Tra le principali innovazioni rispetto alla legge 87/2013, istitutiva della Commissione Antimafia nella XVII legislatura, vi sono: l’individuazione di ulteriori ambiti di indagine; il rafforzamento dei poteri della Commissione e la ridefinizione dei suoi limiti; il superamento del rinnovo biennale della Commissione.

Tali innovazioni sono necessarie per contrastare in modo più efficace una Piovra che si muove in modo diverso dai tempi delle stragi. Da anni è radicata al Nord e fa affari con imprenditori e politici.

Il processo Aemilia in corso a Reggio Emilia, territorio da cui provengo, è il più grande per mafia mai svolto al Nord con 148 imputati. Una sentenza attesta l’esistenza di un’associazione ‘ndranghetista al nord e ricercata dagli imprenditori, come affermato dalla pubblica accusa.

Eppure, la società fatica ad accettare che nella “civile” Emilia Romagna, da sempre governata dalla stessa classe politica, la mafia sia dietro l’angolo. Domenica 23 luglio, i volontari delle Agende Rosse sono stati minacciati, inseguiti e intimati di andare via a Serramazzoni, Comune modenese commissariato nel 2012. Analogo il clima a Brescello, Comune reggiano sciolto per mafia nel 2017, dove vince la politica che parla di mafia al condizionale mentre una parente del boss Grande Aracri, come denunciato ai carabinieri, si insedia tra gli scrutatori elettorali. Quando il silenzio lascia spazio alla denuncia giungono le minacce, come quelle subite nel 2009 da Catia Silva.

Tre anni dopo, la mafia trova col sisma guadagni facili negli appalti con fatture false, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, smaltimento di rifiuti contenenti amianto. Nel giugno scorso la Direzione distrettuale Antimafia di Bologna chiede il rinvio a giudizio di undici persone, tra cui l’ex Senatore Carlo Giovanardi, all’epoca membro della Commissione parlamentare Antimafia. Tra le accuse, rivelazione di segreti d’ufficio, minaccia ai corpi dello Stato, false informazioni a pubblico ministero e favoreggiamento.

In attesa dei verdetti, mi preme rimarcare che lo Stato deve vigilare per garantire la legalità, educare cittadini consapevoli e rispondere alle denunce o passa il messaggio che la criminalità organizzata garantisce il lavoro, sia pur in modo illegale, mentre lo Stato non fa altrettanto. Occorre dire basta alle scorciatoie, al voltarsi dall’altra parte, al lasciar fare e subire non solo la mafia, ma anche la mafiosità dei comportamenti quotidiani.

Questa legislatura di “cambiamento” rappresenta una grande occasione: la lotta alle mafie deve divenire una priorità per il nostro Paese,  in modo che si possa sviluppare una progettualità sistemica Antimafia. Come previsto nel Contratto di Governo, potenzieremo gli strumenti normativi e amministrativi volti al contrasto della criminalità organizzata, con particolare riferimento alle condotte caratterizzate dallo scambio politico mafioso.  Implementeremo inoltre gli strumenti di aggressione ai patrimoni di provenienza illecita, attraverso una seria politica di sequestro e confisca dei beni e di gestione dei medesimi, finalizzata alla salvaguardia e alla tutela delle aziende e dei lavoratori prima dell’assegnazione nel periodo di amministrazione giudiziaria. Il lavoro della Commissione Antimafia sarà quindi fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti.