PIU’ TASSE PER I RICCHI. SI’, INDIVIDUIAMOLI BENE
Ha fatto notizia la scelta delle deputata Alexandria Ocasio-Cortez che si è presentata a un galà a New York con un abito che recava la scritta “Tax the rich”.
Ma scendiamo nel concreto. Bene la provocazione, sarebbe anche ora che non restasse solo tale, ma che anche nel nostro paese (e non solo) trovasse seria applicazione.
Pensiamo per esempio alle multinazionali del digitale che già sommavano ricavi stratosferici prima della pandemia e che da oltre un anno e mezzo stanno moltiplicando i loro guadagni.
Queste mega-società pagano tasse irrisorie (dove le pagano) rispetto alle cifre in positivo che mettono insieme e i governi risultano poco inclini a modificare norme molto elastiche e favorevoli per questi colossi.
La digital tax è una questione apertissima, che appunto resta aperta. Chiudiamola dunque, la questione. E con rigore.
I ricchi alla Jeff Bezos e alla Bill Gates (https://it.wikipedia.org/wiki/Persone_pi%C3%B9_ricche_del_mondo_secondo_Forbes) , malgrado i gesti pseudo-filantropici di cui fanno bandiere, pagano ben poco di tasse rispetto a quanto sarebbe opportuno che pagassero. E se fanno affari anche in Italia, perché dunque dovrebbero poter continuare a non versare il dovuto? Per non parlare poi di multinazionali del farmaco come Pfizer e Moderna che con i vaccini Covid hanno giri d’affari che stordiscono, ma le tasse pagate risultano irrisorie.
In Italia quelli che rientrano nei primi cento più ricchi del mondo – risultano essere Giovanni Ferrero al 40esimo posto e Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, al 62esimo posto.
Insomma, il modo per far pagare il dovuto a ricchi e super ricchi ci sarebbe. E la volontà?