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Lezioni a distanza e software libero: un matrimonio che s’ha da fare

Di questi tempi in cui la didattica a distanza si conferma l’unica modalità per continuare a tenere viva l’attività scolastica, di insegnamento e apprendimento, è più che mai importante avvicinarsi a strumenti che siano pubblici ed etici.
Di certo è possibilissimo, anche se magari molti insegnanti non conoscono ancora bene la differenza tra software libero e software proprietario, ossia quello delle società private che vanno per la maggiore.
A fornire una spiegazione chiara e un esempio emblematico di tutto ciò che è possibile fare in questo senso è, innquesto video, il professor Matteo Ruffoni, insegnante di matematica, scienze e informatica alla scuola media Giuseppe Garibaldi di Bezzecca, che fa parte dell’Istituto Comprensivo Valle di Ledro in Trentino.
Ruffoni è anche fondatore della community Lavagna Libera (http://www.wiildos.it) che raggruppa un migliaio di utenti in rete tra insegnanti, genitori e studenti.
Ruffoni ha installato nel server della scuola una piattaforma e-learning open source, in grado di reggere, come spiega, l’utilizzo di un’utenza numerosa (icvallediledro.it/moodle e icvallediledro.it/chamilo).
Per le videoconferenze ha dapprima usato Jitsi, poi è approdato all’iniziativa http://iorestoacasa.work, iniziativa open source di un team di sviluppatori di Fabriano che permette di fare la videoconferenza di classe semplicemente condividendo un link che si apre tramite browser senza la necessità di installare programmi o di effettuare ulteriori registrazioni. E usa anche BBB su opencloud.lu Le possibilità ci sono e non vi è la necessità di rivolgersi per forza ai GAFAM.
È lo stesso Ruffoni a spiegare tutte le potenzialità delle piattaforme libere e l’auspicio è che insegnanti e operatori scolastici possano prendere spunto.
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