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DEF, MANTOVANI (M5S): INNOVAZIONE E DIGITALIZZAZIONE AL CENTRO DI STRATEGIA PER IL PAESE

Roma, 9 ott. – “Nella Nadef tra le linee programmatiche troviamo un capitolo dedicato all’innovazione tecnologica e un altro alla Riforma della PA. Si tratta di obiettivi strategici per il paese.  L’obiettivo di riuscire nella digitalizzazione della P.A. è strettamente collegato alla formazione dei cittadini alla cultura digitale. Accanto a questo occorre realizzare infrastrutture di trasposto, di conservazione e di elaborazione dei dati, che oggi costituiscono un mercato di 32,4 miliardi di dollari l’anno. Il 49% di questo mercato globale oggi è in mano ad un’unica azienda che si chiama Amazon. Insieme a Microsoft, Alibaba, Google e IBM, 5 player arrivano a monopolizzare il 72%. Le aziende citate quattro sono Statunitensi e una è cinese. L’Europa per ora è fuori mercato. È arrivato il momento di  pianificare una implementazione della strategia nazionale per il cloud collegata a quella tedesca e francese, per arrivare all’obiettivo di un “CERN dell’Intelligenza Artificiale”. Dalla Nadef si intende che il governo è fortemente orientato ed attento a queste tematiche e d’altronde l’istituzione del Ministero dell’innovazione ne è una dimostrazione. Siamo convinti che nei prossimi mesi innovazione e digitalizzazione saranno al centro dell’agenda di governo”.

Così in una nota la senatrice del Movimento 5 Stelle Maria Laura Mantovani.

 

Di seguito l’intervento:

Grazie Presidente, gentili senatrici, senatori, egregio sottosegretario,

Sono molto contenta che il governo metta tra le linee programmatiche per il nuovo anno un capitolo dedicato all’Innovazione tecnologica. L’innovazione tecnologica è direttamente collegata a doppio filo con 3 ambiti: Istruzione, Infrastrutture e offerta di servizi digitali da parte della PA.

In merito al tema dell’ Istruzione si ricorda, nel documento che stiamo discutendo, che l’Unione Europea ci raccomanda di “Migliorare i risultati scolastici, in particolare rafforzando le competenze digitali”; in ambito di Infrastrutture e investimenti, di effettuare “investimenti in materia di ricerca e innovazione e sulla qualità delle infrastrutture”; e per quanto riguarda la Riforma della P.A., l’Europa ci invita ad investire “nelle competenze dei dipendenti pubblici, accelerando la digitalizzazione e aumentando l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali”.

Un intero capitolo della NADEF è inoltre dedicato alla Riforma della PA. Si legge: “Il progetto di innovazione e digitalizzazione della P.A. è di importanza fondamentale per lo sviluppo e la crescita economica e culturale del Paese. A tal fine, sarà promossa l’integrazione delle tecnologie digitali nei processi decisionali, attraverso una sempre maggiore interoperabilità delle soluzioni tecnologiche, un migliore utilizzo dei dati pubblici e l’adozione di standard comuni in termini di procedure e servizi forniti ai cittadini e alle imprese.”

Quando si richiama la necessità di “accelerare la digitalizzazione del Paese, con l’obiettivo di far risalire l’Italia nell’indice Desi”, si fa direttamente riferimento alla necessità di formare, tramite il nostro sistema scolastico e universitario quel capitale umano formato in ambito matematico, informatico, statistico, scientifico, tecnico, ingegneristico, richiesto dalle imprese e dal mercato in ambito nazionale ed europeo, competenze che ad oggi non si trovano sul mercato del lavoro o sono molto rare. 

Quindi, cari colleghi, governo, appare chiaro che l’obiettivo di riuscire nella riforma della P.A. è anche strettamente collegato a come riusciremo a cambiare il nostro sistema scolastico per formare quelle competenze che sono indispensabili per la crescita economica del paese, competenze che sono necessarie anche alla crescita culturale e democratica. 

SI COLLEGHI! perché, come si rimarca nelle linee programmatiche “i processi decisionali, a tutti i livelli, sia nella PA, nell’industria, ma anche nelle scelte familiari quotidiane, passeranno necessariamente per le tecnologie digitali e per l’utilizzo dei dati”. Abbiamo l’assoluto bisogno di cittadini formati nella cultura digitale. 

Quindi cultura per gestire i dati, ma anche infrastrutture. Ecco quindi che il terzo elemento, insieme a digitalizzazione della PA e riforma del sistema scolastico: per la crescita del Paese è necessaria la realizzazione di infrastrutture di trasposto, di conservazione e di elaborazione dei dati. Quando si parla di intelligenza artificiale si intende un complesso di sistemi interconnessi di storage, di calcolo e di elaborazione di cui fa parte anche la Rete in banda ultra larga, che fortunatamente si sta realizzando ed è all’ordine del giorno del governo già da vari anni, e si sta quindi realizzando. 

Sull’intelligenza artificiale a livello nazionale abbiamo redatto un documento di strategia nazionale, che è stato anche oggetto di consultazione pubblica e questo è un ottimo primo passo. Ma ci dobbiamo raccordare alle analoghe iniziative europee. Su questo versante dell’Intelligenza artificiale l’Europa sta procedendo con più convinzione perché il ritardo da recuperare da parte dell’Europa verso gli Stati Uniti e verso la Cina è veramente una impresa che si potrebbe definire titanica.

Il ministro dell’Economia e dell’Energia tedesco Peter Altmaier pochi giorni fa ha detto: “i dati diventeranno la materia prima più importante del futuro. La Germania e l’Europa hanno bisogno di una infrastruttura che ci garantisca la sovranità su di essi”. 

Perché questa affermazione di Altmaier? Perché i dati oggi costituiscono un mercato di 32,4 miliardi di dollari l’anno, con un tasso di crescita a doppia cifra. Il 49% di questo mercato globale oggi è in mano ad un’unica azienda che si chiama Amazon. Insieme a Microsoft, Alibaba, Google e IBM, 5 player arrivano a monopolizzare il 72% di questo mercato. Le aziende citate 4 sono Statunitensi e una è cinese. Dopo queste 5 ce ne sono altre 2, una statunitense e una cinese. L’Europa per ora è fuori! È fuori mercato. Stati Uniti e Cina hanno iniziato da tempo questa politica economica basata sui dati e sull’intelligenza artificiale, creando quelle infrastrutture materiali che denominiamo cloud. Il Cloud non è una infrastruttura immateriale: il cloud è fatto di luoghi fisici robusti e protetti, è fatto di server che costituiscono capacità di archiviazione di dati e capacità di calcolo, è fatta da reti di interconnessione. E poi è fatto di competenze che possono realizzare quelle applicazioni e analisi che dai dati grezzi, che vengono immagazzinati, estraggono conoscenza e nuovi servizi per i cittadini e per lo sviluppo economico.

Quando ministeri, ospedali, enti pubblici, polizia, ma anche aziende strategiche utilizzano e forniscono servizi via web, i dati acquisiti vanno ad essere registrati sui sistemi cloud di questi big player quali Amazon e gli altri. Forse anche i dati della fatturazione elettronica vanno su Amazon.

La Germania ha quindi capito che questa è una situazione molto rischiosa per l’Europa, se l’Europa non ha più la sovranità sui propri dati. Per questo sta lanciano il nuovo progetto di cloud europeo Gaia-X. 

Faccio quindi un appello al Governo affinché anche l’Italia aderisca subito a questo progetto Gaia-X, da realizzare insieme a Germania e Francia.

Abbiamo esempi di importanti partecipazioni di successo dell’Italia in progetti Europei che sono all’avanguardia, si pensi ad esempio all’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, che ha una delle sue più importanti sedi qui vicino, a Frascati, o il CERN l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, dove le nostre eccellenze italiane di scienziati fisici, ingegneri, informatici hanno recentemente contribuito alla scoperta del Bosone di Higgs e alle ricerche sull’antimateria.

È necessario per l’Italia partire al più presto con la progettazione di un sistema di cloud nazionale, da collegare al sistema Gaia-X proposto dalla Germania, magari perché diventi un CERN dell’Intelligenza Artificiale, per iniziare a trattenere i nostri dati e cominciare ad applicare su di essi quell’intelligenza artificiale che ci permetterà di offrire servizi a valore aggiunto che promettono una reale crescita del PIL nazionale.

Leggendo la Nadef ho percepito che il governo è fortemente orientato ed attento a queste tematiche dell’innovazione, l’istituzione del Ministero dell’Innovazione ne è una dimostrazione, pertanto confido che il mio appello sarà attentamente considerato e posto nell’agenda di governo.

Rivedi l’intervento in aula: