23 MAGGIO: DAL RICORDO DI FALCONE IL CONTRASTO A MAFIA E RICICLAGGIO OGGI
23 maggio, 27esimo anniversario della strage di Capaci. Una giornata dedicata al sacrificio dei magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo (moglie del giudice) e alle loro scorte. L’impegno di Falcone, come quello del giudice Paolo Borsellino (assassinato il 19 luglio del 1992) era dedicato a combattere la mafia.
Oggi l’istituto professionale Galvani-Iodi ne onora il ricordo con una giornata commemorativa, a cui ho avuto l’onore di partecipare. Si tratta dell’atto conclusivo di un progetto scolastico, per cui l’istituto reggiano è stato selezionato dal MIUR come vincitrice.
È fondamentale che negli ambiti scolastici si discuta di mafia e si analizzi il fenomeno mafioso. Il nostro territorio vede infatti radicata la presenza della ‘ndrangheta e ha visto lo svolgimento del più grande processo di mafia al nord e il secondo dopo il maxiprocesso di Palermo: il processo Aemilia, con 148 imputati e 1.225 anni di carcere comminati in primo grado.
I giovani, come tutti, devono imparare a conoscere il comportamento mafioso anche quando il mafioso non spara, ma si presenta in giacca e cravatta. È difficile considerare l’attività di riciclaggio come disdicevole.
Del resto, queste persone si presentano con una montagna di soldi, quindi appaiono come persone perbene, vestite bene, col macchinone, con l’orologio di lusso.
Ma in cosa consiste esattamente il riciclaggio? Che cosa c’è di male ad utilizzare questi soldi?
Ecco questi soldi tentano di essere reintrodotti nell’economia legale e quindi gli ‘ndranghetisti, qui da noi, cercano di fare partire nuove attività imprenditoriali. Oppure offrono prestiti alle aziende in crisi, quelle a cui le banche non ne concedono più, per farle ripartire.
E quindi che succede? Questi ‘ndranghetisti, questi camorristi, alla fine risultano anche simpatici. Quasi dei Robin Hood, che elargiscono soldi alle persone in difficoltà.
Ma è proprio così? Che concorrenza fa un negozio che usufruisce dei soldi criminali ad un negozio di un imprenditore che deve far quadrare tutti i conti, pagare i fornitori e pagare le tasse? Concorrenza sleale. L’imprenditore sano non riuscirà a stare sul mercato e dovrà chiudere.
E cosa succede all’impresa in crisi che accetta i soldi delle mafie? I vecchi proprietari verranno estromessi e l’azienda inglobata nelle attività illecite.
C’è un fatto più importante per la coscienza di ciascuno: prima di accettare i denari di questi tizi e di considerarli perfino simpatici o come minimo brave persone, ci siamo domandati che prezzo hanno questi soldi?
Perché è vero che qui da noi non vediamo le sparatorie e non vediamo il sangue, ma questi soldi sono sporchi di sangue. Sangue prodotto dalle armi vendute illegalmente che hanno fruttato i soldi. Sangue degli immigrati trafficati dalle cosche, che hanno pagato fior di quattrini sulle rotte degli scafisti e che magari sono morti. Sangue e sudore degli schiavi utilizzati per lavori sottopagati e senza tutele. Sangue e maltrattamenti, a volte fino alla morte, delle ragazze trafficate e prostituite da parte di queste organizzazioni.
Inoltre, il denaro viene raccattato da tantissimi disperati che sono ogni giorno disposti a pagare per una dose di cocaina o altra droga, oppure che scommettono gli ultimi spiccioli nel gioco d’azzardo.
In tal modo, le mafie impoveriscono sempre di più la povera gente e distruggono l’economia onesta. Allora avere gli anticorpi significa riconoscere questi soggetti, queste organizzazioni e non considerarle o definirle simpatiche o brave persone.
Il MoVimento 5 Stelle si sta impegnando in modo attivo, come dimostra l’approvazione definitiva del ddl Giarrusso, che, riscrivendo l’articolo 416-ter del codice penale, individua nuove condotte per il voto di scambio politico-mafioso e ne inasprisce le sanzioni.
Sembra però che in Emilia gli anticorpi noi adulti proprio non li abbiamo avuti. Per questo è importante risanare il corpo malato della nostra società proprio attraverso l’educazione dei giovani e il lavoro di oggi all’istituto Galvani Iodi è una testimonianza: stiamo lavorando e abbiamo la speranza di guarire.
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