CHE SENSO HA PRENDERSELA CON LA CULTURA?
Artisti a cui viene impedito di esibirsi, rappresentazioni cancellate, la censura ottusa che si insinua nella cultura: che senso ha?
Su Tpi leggo che il ministro degli affari esteri di Kiev avrebbe invitato gli Stati amici a cancellare dalla programmazione di festival, teatri e cinema qualsiasi spettacolo, retrospettiva, artista di origini russe.
Ieri il Comune di Correggio ha fatto sapere che, “a seguito del divieto del governo ucraino per i propri artisti di eseguire ed esibirsi in opere russe”, lo spettacolo “Il lago dei cigni” previsto al Teatro Asioli è stato sostituito con un’altra rappresentazione.
Ho apprezzato le parole del sindaco Ilenia Malavasi, che ha puntualizzato di non condividere questa scelta “perché la cultura russa, così come quella espressa da ogni altro popolo, è patrimonio di tutti e non è emanazione di un determinato governo, né è qualcosa che ha che vedere con il conflitto internazionale cui stiamo assistendo. La cultura unisce, serve a costruire ponti tra le persone e i popoli, non certo a dividere”.
Sì, la cultura deve unire e ciò che ci serve ora non è divisione.
Purtroppo il nostro tempo è caratterizzato da una forma moderna di ostracismo, denominata “cancel culture” (cultura della cancellazione). La pratica del politicamente corretto diventa una forma di revisionismo e di moderna iconoclastia. Per stigmatizzare l’aggressione russa a danno dell’Ucraina si invita la popolazione del mondo a dimenticare ogni forma di manifestazione artistica e culturale che la Russia ha prodotto.
Quindi sì, sono d’accordo con la Malavasi, che si debba ritenere patrimonio dell’umanità la cultura prodotta da qualsiasi popolo del mondo.
E mi spingo anche oltre. Sono stata educata a guardare i fatti del presente e della storia in modo critico, affinando la capacità di discernere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato nei comportamenti dei singoli. Ho imparato dalla nostra Costituzione e dal diritto che la responsabilità delle azioni commesse è personale. Il peso della responsabilità in capo a ciascuno è variabile e dipende da tanti fattori. Quindi sicuramente condanno Putin, ma non posso condannare né il popolo russo, né la sua cultura per l’aggressione all’Ucraina. Nel giudizio verso i singoli posso condannare, ma non mi permetto di cancellare, perché è anche dalla testimonianza del male e degli errori commessi che si può comprendere la storia e imparare da essa. Anche per questo motivo non si deve cancellare la storia come se la si volesse considerare come mai esistita. No, la storia deve rimanere nella memoria perché sulla storia, anche quella brutta, si innestano i valori su cui poi fondiamo la nostra convivenza.