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DIRITTI UMANI, FONDAMENTO INALIENABILE E VALORE ASSOLUTO DA RISPETTARE OGNI GIORNO

Nella Giornata internazionale per i diritti umani il mio pensiero va all’assoluta priorità che deve avere il rispetto per ogni persona umana.
I diritti fondamentali vanno ribaditi e difesi. Molta strada è stata percorsa e molti pregiudizi abbattuti, ma, occorre dirlo, c’è ancora molto lavoro da fare, ripartendo dalla nostra #Costituzione.
Aldo Moro, nel suo intervento all’Assemblea Costituente nel 1947 quando si discuteva del testo della Carta Costituzionale, riferendosi all’uscita del paese dal periodo buio dell’oppressione, ricordando che l’oppressione fascista era caratterizzata dalla repressione dei valori della personalità umana e della solidarietà sociale, affermava: «questa Costituzione oggi emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quella negazione, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria e ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale».
Moro richiamava poi i tre pilastri che interpretava a base del nuovo Stato italiano che si andava profilando: «la democrazia, in senso politico, in senso sociale ed in senso largamente umano». E sottolineava come la pienezza dei diritti civili e politici fosse garantita e custodita nella definizione stessa di Repubblica democratica, cioè «Stato di tutti i cittadini».
Ritengo importantissimo il passaggio del discorso di Moro in cui richiama l’articolo della Costituzione secondo cui è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che limitano la libertà e l’eguaglianza degli individui ed impediscono il completo sviluppo della persona umana.
«Si tratta – diceva – di realizzare in fatto, il più possibile, l’eguale dignità di tutti gli uomini. Il senso di questo articolo è precisamente questo. Non accontentiamoci di parole, di dichiarazioni astratte, facciamo in modo, attraverso la nostra legislazione sociale, che, il più possibile, siano in fatto eguali le condizioni e le possibilità di vita di tutti i cittadini».
E ancora: «Uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità».
«La persona umana, la famiglia, le altre libere formazioni sociali, quando si siano svolte sia pure con il concorso della società, hanno una loro consistenza e non c’è politica di Stato veramente libero e democratico che possa prescindere da questo problema fondamentale e delicatissimo di stabilire, fra le personalità e le formazioni sociali, da un lato, lo Stato dall’altro dei confini, delle zone di rispetto, dei raccordi – diceva ancora Moro – Ed io insisto, onorevoli colleghi, su questo punto: quello dei raccordi da stabilire, perché, quando noi parliamo di autonomia della persona umana, evidentemente non pensiamo alla persona isolata nel suo egoismo e chiusa nel suo mondo. Non intendiamo di attribuire ad esse un’autonomia che rappresenti uno splendido isolamento. Vogliamo dei collegamenti, vogliamo che queste realtà convergano, pur nel reciproco rispetto, nella necessaria solidarietà sociale».
Non posso non riconoscermi nel passaggio conclusivo quando Moro diceva: «Questi principî costituiscono, io credo, la chiave di volta della nostra Costituzione, il criterio fondamentale di interpretazione di essa. Come potremo intendere il valore delle norme relative ai diritti civili, ai diritti politici, ai diritti economici, ai diritti etico-sociali, se non avremo chiaramente posto questi principî fondamentali, di cui tutti gli altri non sono che un’applicazione?».
Negli scritti, oggi forse a torto dimenticati, che hanno accompagnato la Costituzione costituendone preambolo e premessa, si illustrano valori e capisaldi che, pur non costituendo norma di legge e dunque non generando diritti azionabili, sono però il senso del popolo italiano nelle sue migliori espressioni.
Quando è nata la Costituzione, la gente rivendicava la libertà della persona, l’autonomia delle formazioni sociali, la democraticità e socialità dello Stato, «rivendicazioni da cui emergiamo per creare un avvenire più degno» diceva Moro, che però aggiungeva anche: «Ma non sono soltanto una motivazione, onorevoli colleghi: esse sono anche davanti a noi come mete da realizzare».
📍Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
📍Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.