CONTRASTO ALLA PROSTITUZIONE E ALLA TRATTA DI ESSERI UMANI: LEGISLAZIONI A CONFRONTO PER VALUTARE LE PIÙ EFFICACI
CONTRASTO ALLA PROSTITUZIONE E ALLA TRATTA DI ESSERI UMANI: LEGISLAZIONI A CONFRONTO PER VALUTARE LE PIÙ EFFICACI
L’ho ribadito anche nel mio intervento durante il seminario “Viaggio nella salute mentale delle donne vittime di violenza. Esperienze di cura e storie migratorie a confronto” che si è tenuto a Carpi su iniziative della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII insieme ad Associazione Differenza Donna e a Fundación de Solidaridad Amaranta (Spagna) e a cui hanno aderito Caritas, Cif, Cisl, Fondazione Migrantes, Porta Aperta.
Ho illustrato i risultati dell’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione senatoriale di cui faccio parte, che ha analizzato il fenomeno della prostituzione, anche in relazione alla tratta degli esseri umani, aggravatasi a seguito dell’intensificazione dei flussi migratori.
Siamo partiti da una premessa fondamentale, e cioè che la tutela dei diritti umani, quale elemento fondante dell’ordinamento normativo italiano, europeo ed internazionale, esclude l’accettazione passiva, da parte dello Stato, della prostituzione e del traffico di persone.
La prostituzione è la terza industria illegale al mondo per fatturato dopo armi e droga, vede l’abuso di individui socialmente vulnerabili, realizza una catena di sopraffazioni fino al cliente ultimo di questo traffico abietto.
La prostituzione e lo sfruttamento sessuale sono di fatto forme di violenza che ostacolano la parità di genere, che vedono come vittime soprattutto donne o ragazze minorenni.
La crescita o la diminuzione del fenomeno della prostituzione dipende anche dalle scelte legislative che i Paesi compiono.
C’è la soluzione regolamentarista, secondo cui la prostituzione va considerata come una scelta dell’individuo, che dà luogo a un’attività economica legale. Paesi come Germania, Austria, Paesi Bassi e Svizzera hanno scelto questo modello.
Nel modello proibizionista, al contrario, la prostituzione costituisce un fenomeno da contrastare, anche penalmente.
Nel terzo modello, quello abolizionista, sono punite solo le condotte parallele alla prostituzione, ossia i comportamenti dei terzi per induzione, favoreggiamento e sfruttamento ed è questo quello vigente in Italia.
Da un paio di decenni si è andato affermando poi un ulteriore tipo di approccio, neo-abolizionista, o nordico, che tiene conto dei diritti fondamentali dei soggetti vulnerabili, della dignità umana, della salute psicofisica individuale e collettiva e delle ricadute culturali sulla parità di genere che il fenomeno della prostituzione porta con sé. Lo scopo è di scoraggiare la domanda attraverso il sanzionamento del cliente. Alcuni Paesi europei, come la Svezia, la Norvegia, l’Islanda e più recentemente la Francia hanno adottato tali politiche, con il favore dell’Unione europea.
Nel nostro paese la Corte Costituzionale ha escluso che la prostituzione “libera” sia riconducibile a una sfera di autodeterminazione sessuale, classificandola come attività che degrada e svilisce l’individuo.
Nella relazione approvata dalla Commissione abbiamo voluto sottolineare che in Italia le associazioni che in prima persona si occupano del fenomeno non vedono con favore la regolamentazione. Invece viene riconosciuta l’estrema attualità della legge abolizionista italiana, fortemente voluta dalla nostra madre costituente, la senatrice Lina Merlin.
Pertanto la relazione conclude che nel nostro paese la legge attuale è adeguata e, volendo attualizzare, non si potrebbe che muoversi verso l’introduzione di una gradazione che si avvicini al modello neo-abolizionista.