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Modificare modelli economici e di consumo è la strada da percorrere

“Dentro la zona rossa”, un libro rigoroso e che sollecita una visione alternativa rispetto alla crescita esasperata che l’attuale sistema capitalistico continua a incentivare.
Ho assistito con grande interesse a Correggio alla presentazione del volume, alla presenza di uno degli autori, Francesco Fantuzzi, e porto con me spunti ed elementi sui quali vale la pena riflettere a fondo, anche con un esame impietoso.
Fantuzzi e Motta hanno reso bene di come il concetto di “zona rossa” possa rappresentare sì ciò a cui abbiamo dovuto rinunciare ma anche come possa offrirci la consapevolezza dell’impatto che avrebbe la modifica delle nostre abitudini di vita sul pianeta.
Ciò che abbiamo vissuto viene definito dagli autori come un esperimento sociale, con grandi conseguenze, dal punto di vista economico, sociale, delle relazioni.
Ma il libro porta anche a riflettere su come potremmo essere in grado di invertire la rotta che oggi ci sta portando alla distruzione e all’emergenza climatica irreversibile.
Quando, per due mesi, le attività antropiche si sono “alleggerite”, l’ambiente intorno a noi ha mostrato di reagire recuperando anche velocemente. Quindi, avremmo potuto cogliere l’opportunità per comprendere che, una volta usciti dalle chiusure più rigide, sarebbe stato necessario dare una svolta al sistema, ai modelli che invece si stanno riproponendo.
Si è infatti ricominciato tutto con la stessa frenesia di prima, anzi con la volontà di recuperare persino “il tempo perduto”, con impatti ancora maggiori.
Dovremmo invece, cittadini e governanti, renderci conto che per avere un futuro e per dare un futuro alle generazioni a venire su questo pianeta, occorre cambiare i nostri modelli economici e di consumo.
Non sarà un neo-capitalismo verniciato di verde a risolvere i problemi che quello stesso sistema ha creato. Ma i poteri economici e politici che lo governano sono forti e radicati e le voci critiche ancora deboli.
Bisogna segnare una strada nuova, bisogna educare, informare, istruire i cittadini, renderli capaci di un pensiero critico che possa fare la differenza e creare un fronte compatto. E l’auspicio degli autori, e mio, è che si trovino forze e volontà per farlo.