PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: SERVONO NUOVE PROFESSIONALITA’ A PARTIRE DALLA DIRIGENZA
La Pubblica Amministrazione ha certamente bisogno di acquisire al suo interno nuove professionalità per il buon funzionamento dei servizi pubblici, specialmente oggi che dobbiamo affrontare la pandemia e attuare il PNRR: lo ha detto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi firmando il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”.
Di questo tema si è parlato più volte in Parlamento e anche il governo Conte 2 lavorava a questo obiettivo. Ma è decisivo che questo rinnovamento inizi dalla dirigenza, altrimenti non avremo benefici, sarebbe un errore inserire nuove competenze in modo massiccio solo tra i funzionari.
Ho riaffermato con forza questo concetto, in qualità di capogruppo M5S in commissione Affari Costituzionali, durante l’audizione del ministro Brunetta davanti alla Commissione stessa.
Qual è oggi la principale criticità della PA agli occhi dei cittadini? I disservizi, i ritardi, il mancato rispetto del principio del ‘once only’, che abbiamo iniziato a rinforzare con il decreto Semplificazioni di agosto.
La causa spesso risiede nella scarsa digitalizzazione, e in diversi casi sono gli stessi dirigenti a rispondere che gli errori informatici “possono accadere”. Non è così: oggi i sistemi digitali della PA devono essere resilienti, devono poter resistere a qualsiasi tipo di problematica e i mezzi tecnologici lo permettono. Se questo aspetto decisivo non è chiaro agli stessi dirigenti, come possono essere in grado di risolverli?
La Pubblica Amministrazione italiana ha bisogno di dirigenti con formazione ed esperienza specifica in informatica, ingegneria e STEM, con una forma mentis predisposta al problem solving. Questo rinnovamento serve in tutti i comparti della PA, anche, solo per fare un esempio, nella Sanità e nella scuola. L’ho detto, appunto, al ministro Brunetta e mi auguro si lavori in tal senso, come già stavamo facendo con la precedente maggioranza.
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