L’Italia ha bisogno di accelerare la transizione digitale
Il mio intervento integrale in aula al Senato del 13 ottobre sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
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Gentile Presidente, colleghe e colleghi,
Tra le sfide strategiche che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano dovrà affrontare, c’è la transizione digitale del nostro Paese. Tale obiettivo per essere centrato necessita di essere declinato nel “come” e nel “cosa fare”.
Sappiamo che la digitalizzazione porterà riflessi positivi di indubbio valore. L’investimento nel digitale può incrementare il tasso di crescita e addirittura raddoppiarlo.
Può fornire nuovi posti di lavoro, andando ad incrementare il tasso di occupazione per i professionisti ad alta qualificazione e non solo.
Lo sviluppo digitale va anche a migliorare gli indicatori BES. Riduce i divari territoriali: abbiamo già numerosi esempi di lavoratori che si sono ri-trasferiti nelle nostre aree del Sud, pur mantenendo la loro occupazione a Londra o ad Amsterdam. Poiché sono lavori ad elevata remunerazione, portano ricchezza al nostro Sud Italia. Si tratta di lavori sostenibili dal punto di vista ambientale perché riducono la necessità di spostamenti, il pendolarismo e di conseguenza il traffico e l’inquinamento.
Questi lavori richiedendo una migliore preparazione scolastica, in particolare nelle lauree STEM, contribuiscono ad innalzare il livello culturale del Paese.
Premesso ciò, quando si dice di concentrare gli investimenti sulla transizione digitale come possiamo raggiungere l’obiettivo?
In primo luogo occorre intervenire sulla Pubblica Amministrazione che, in uno Stato Innovatore, può fare da volano alla digitalizzazione.
Ringrazio le commissioni 5a e 14° per aver accolto nel documento finale il parere elaborato dalla prima Commissione, in cui si evidenziano le azioni importanti per la Pubblica Amministrazione. Le competenze della pubblica amministrazione sono infatti fondamentali. Si dovrà reclutare una nuova dirigenza qualificata per progettare procedure nativamente informatiche. Inoltre è necessario invertire la politica di outsourcing della pubblica amministrazione che ha prodotto svuotamento di competenze informatiche e impedito il ricambio generazionale. È necessaria una nuova politica di reclutamento per riportare le direzioni informatiche all’interno della pubblica amministrazione, composte da personale con le relative competenze digitali avanzate e con a capo professionisti del settore con comprovati titoli ed esperienza.
Si devono reclutare programmatori software, sistemisti, analisti dei dati, tecnici delle reti, ingegneri della sicurezza informatica con una retribuzione adeguata ai livelli di mercato. Si deve puntare a reclutare le migliori professionalità, legandole al servizio e alla missione proprie della Pubblica Amministrazione, anche nell’ottica del rientro dei cervelli e nuovo reclutamento da paesi stranieri.
La questione delle competenze nella PA è quindi fondamentale. Perché la digitalizzazione non si fa con la bacchetta magica ma con l’esperienza e le capacità di questo genere di professionisti. Una parte dei Fondi Next Generation EU deve essere utilizzata per questa nuova forza lavoro.
Purtroppo in tutta Europa c’è carenza di queste professionalità. I paesi avanzati vanno a caccia di questi cervelli in tutto il mondo e anche in Italia. Così i nostri neo-laureati STEM, che trovano facilmente impieghi all’estero, lasciano il nostro paese svuotato di tali competenze.
Nell’ambito della formazione STEM abbiamo quindi 2 problemi:
- Un basso numero di laureati STEM
- Un sistema di reclutamento che non li valorizza come all’estero
Occorre agire in entrambe le direzioni.
In primis bisogna innalzare le competenze matematiche, scientifiche e digitali sia degli adulti che dei bambini, senza distinzioni di genere.
Occorre poi migliorare il sistema di acquisizione delle competenze, a partire dalla formazione degli insegnanti. I programmi scolastici vanno cambiati dalle elementari. Un tempo alle elementari si insegnava a compilare un telegramma. Oggi si devono insegnare gli strumenti di produttività individuale e il pensiero computazionale.
Oltre al capitale umano della PA, le cose da realizzare in tempi brevi sono le infrastrutture digitali. I fondi Next Generation EU devono essere investiti per la realizzazione del cloud nazionale sotto una duplice linea direttrice: da una parte, la realizzazione del Polo Strategico Nazionale, cioè il cloud privato della Pubblica Amministrazione, come previsto nel Decreto Semplificazioni che deve costituire la cassaforte dei dati più preziosi della PA; dall’altra la creazione di un grande partenariato pubblico-privato per la realizzazione del cloud pubblico italiano a cui partecipino tutte le aziende italiane con dimostrata competenza nel settore, che diventerà l’infrastruttura cloud del Paese sulla quale si baseranno tutti i servizi e le applicazioni create dalle aziende, dalle startup, ma anche dalla PA, dalla scuola, dal mondo dell’università e della ricerca. La stessa realizzazione della Strategia per l’Intelligenza Artificiale si può basare solo sull’esistenza di un cloud nazionale, per non ridurci ad essere meri consumatori di intelligenza artificiale, bensì puntare ad un ruolo attivo in Europa in questo settore. Tra le infrastrutture occorre infine accelerare il completamento dell’infrastruttura banda ultralarga.
1.Banda ultralarga, 2.cloud nazionale e 3.competenze digitali avanzate rappresentano le infrastrutture essenziali per il nostro Paese su cui si basa una seria politica per la sovranità digitale e tecnologica che l’Italia deve attuare, integrandola sapientemente nell’ambito della dimensione europea.
Da queste basi si possono cominciare a costruire per tutte le amministrazioni statali, regionali e locali, servizi e piattaforme interoperabili, accessibili da remoto e adeguati allo smart working. È pertanto necessario il riconoscimento della competenza dello Stato sul coordinamento delle infrastrutture e piattaforme informatiche delle pubbliche amministrazioni, al fine coordinare e garantire l’interoperabilità dei sistemi e dei dati.
I servizi devono essere nativamente digitali e consentire un canale di comunicazione unitario tra il cittadino e le pubbliche amministrazioni, dando piena attuazione al principio detto “once only”. Il percorso si svolge in 3 passi: 1- le banche dati esistenti vengono coordinate a livello nazionale e i dati vengono resi disponibili, mediante la Piattaforma Nazionale dei Dati 2- usando questi dati si realizzano servizi mediante la produzione di software innovativo, 3- al cittadino si consente l’accesso ai servizi digitali grazie alla connettività e all’identità digitale.
Grazie a tali infrastrutture abilitanti, i professionisti svilupperanno gli innumerevoli servizi digitali di cui abbiamo bisogno: ad esempio nel sistema sanitario, in quello giudiziario, in quello scolastico, nell’ambito previdenziale, in quello tributario, fiscale e finanziario, in agricoltura, nei trasporti, nel turismo e più ampiamente nel settore culturale, per il monitoraggio delle esecuzioni ex-post dei progetti e dei lavori ed in ogni ambito dell’agire umano.
In conclusione, Presidente, colleghe e colleghi, abbiamo in questo periodo difficile per il Mondo e per l’Italia, un’occasione da sfruttare che ci potrebbe consentire di eliminare molti dei ritardi che affliggono il nostro sistema economico e sociale. Dobbiamo essere disponibili a realizzare gli investimenti, in special modo sul capitale umano, che sono necessari per rendere l’Italia competitiva con i nostri Partner europei ed internazionali.
Sono convinta che non sprecheremo tale opportunità e vinceremo questa sfida, ambiziosa e impegnativa, fondamentale per il nostro futuro e per quello dei nostri figli.