Recovery Fund e rilancio della scuola italiana
Il testo integrale del mio intervento in aula al Senato mercoledì 15 luglio.
«Gentile Presidente, colleghe Senatrici e colleghi Senatori
Nella conferenza stampa con la Ministra Azzolina del 26 giugno scorso, in merito al tema della riapertura delle scuole nel mese di settembre, ha parlato di Recovery Fund e della possibilità di utilizzare le risorse che saranno messe a disposizione per il rilancio della scuola italiana. Anche oggi lo ha ricordato: Next Generation EU è anche per le nuove generazioni, per l’educazione.
In particolare ha parlato di opportunità di investimento in percorsi di formazione per i nostri ragazzi, in modo da combattere la dispersione scolastica. Di migliorare la formazione e di investire in competenze digitali per tutto il personale scolastico. Infine, della possibilità di migliorare i percorsi professionalizzanti per permettere ai nostri giovani di accedere al mondo delle imprese.
Si tratta di parole importanti che mi sento di condividere in pieno. Scuola, digitalizzazione e professionalizzazione dei ragazzi dovrebbero essere al centro degli investimenti di questo Fondo europeo per la ripresa
Purtroppo, come lei saprà, scontiamo sul terreno delle competenze digitali, ed è un problema dal momento che dobbiamo affrontare la transizione digitale senza tali conoscenze , su questo punto, dicevo, scontiamo un grave ritardo dovuto alla mancanza di una strategia dei Governi che l’hanno preceduta. Nel DESI 2019, ossia l’indice di digitalizzazione e dell’economia e della società, realizzato dalla Commissione europea, per quanto riguarda il “capitale umano”, che si riferisce a coloro che hanno le competenze nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), l’Italia si posizionava al 26° posto su 28. Recentemente è uscito il DESI 2020 e la situazione per l’Italia è peggiorata, ed ora nel 2020 nell’indicatore “capitale umano” siamo al 28° posto, scendendo di 2 posizioni ossia all’ultimo posto.
Questa situazione è tragica, non soltanto per noi ma per il futuro dei nostri figli. A che genere di scuola stiamo affidando i nostri figli? Che prospettive avranno i nostri figli, che possibilità di comprendere e interpretare il mondo in cui stiamo vivendo? Molte volte ci soffermiamo a discutere per molto tempo di dettagli, invece non discutiamo delle questioni veramente strategiche per il Paese.
Ritengo che se questo paese non aumenterà i laureati nelle materie scientifiche, non potrà che rassegnarsi ad essere uno dei paesi della nuova colonizzazione “tecnica e scientifica”. E’ infatti in atto una vera e propria competizione che punta a “sottrarre” i cervelli agli altri paesi, a far studiare e a trattenere il maggior numero di giovani che provengono da altre parti del mondo. Questa “fuga” di cervelli, cioè l’emigrazione senza ritorno dei giovani ricercatori italiani, è un danno per l’Italia. Produciamo pochi laureati STEM e quelli che riusciamo a produrre ci vengono sottratti da altri paesi.
Mancando queste competenze non comprendiamo l’importanza dei dati: abbiamo tale “materia prima”, ma non ne traiamo nessun vantaggio, perché non ne capiamo il valore che potrebbe essere sfruttabile per la crescita dell’Italia. È di domenica scorsa l’articolo, apparso sul sito online del Corriere della Sera, “Cloud, sfida tra Usa ed Europa: la battaglia (sulle nuvole) per l’Italia vale 5 miliardi”. E noi questi 5 miliardi, il valore del cloud italiano, li lasceremo agli Stati Uniti perché gli Italiani non hanno le competenze non solo per realizzare un proprio cloud, ma neanche per capirne l’importanza.
Tutto ciò avviene perché in Italia manca la Cultura Scientifica. Mancano, non certo per colpa loro, gli insegnanti che sappiano trasmettere la Cultura Scientifica fin dai primi anni di scuola. Manca una didattica che permetta a tutti di apprezzare questa Cultura, che non è seconda a nessuna altra tipologia di cultura. Purtroppo in Italia non è percepito che uno scienziato stia svolgendo un lavoro intellettuale e che produca pensiero e cultura. Se non capiamo, in primis noi parlamentari, che c’è assoluto bisogno di una strategia di lungo periodo per risollevare il Paese puntando alla Cultura Scientifica, cominciando fin dalle scuole elementari, in modo che questa Cultura Scientifica sia veramente inclusiva e per tutti, affosseremo definitivamente questo Paese. La Matematica, che è alla base di queste conoscenze, è per tutti e tutti devono avere il diritto di impararla per avere le basi culturali per comprendere il mondo in cui viviamo e quindi potere esercitare i propri diritti nella consapevolezza di quello che accade intorno.
Il Recovery fund, come Lei Presidente ha sostenuto, può essere davvero un’importante occasione e per non sprecarla è necessario strutturare i relativi interventi attraverso una puntuale strategia. La strategia è la digitalizzazione del paese e non è possibile realizzarla senza adeguate risorse umane. Occorre un grande piano per la scuola digitale, per alfabetizzare i bambini e i giovani insieme ai loro genitori e agli insegnanti. Non basta la digitalizzazione della PA, non basta la digitalizzazione delle aziende, serve anche una strategia per innovare i contenuti didattici e i programmi scolastici. È un compito immane, molto difficile. Ma dobbiamo impegnarci a farlo altrimenti perderemo ogni possibilità di competere insieme ai partener europei-nella sfida mondiale.
Sono convinta che il Governo saprà cogliere tale occasione, che segue questo periodo tragico per il nostro paese e per il mondo dovuto all’emergenza epidemiologica, che ci ha fatto capire l’importanza del digitale, attraverso strumenti come lo smart-working, l’e-commerce, la didattica a distanza, le videocall con persone lontane. E’ necessario impegnare tutti gli sforzi e le energie a disposizione per elaborare tale strategia per permettere a tutti i cittadini di padroneggiare queste competenze e dominare la digitalizzazione.
In conclusione, facciamo in modo che il Nuovo Umanesimo, da lei Presidente spesso citato, metta davvero al centro del suo pensiero le attuali inclinazioni dell’uomo moderno che comprendono, ora più che mai, la conoscenza scientifica e la competenza digitale».