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Monitoraggio sulla popolazione per radiofrequenze 5G: il testo dell’interrogazione

Qui il testo dell’interrogazione dell’11 marzo 2020, di cui sono co-firmataria, relaiva alla richiesta di valutazione di eventuale monitoraggio sulla popolazione per le radiofrequenze del 5G.

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Al Ministro della salute. –

Premesso che:

la tecnologia 5G si sta affermando in aggiunta alle tecnologie 4G e 3G a livello mondiale;

il nuovo sistema di comunicazione prevede l’avvento del cosiddetto internet delle cose, con la connessione di infrastrutture, reti fisiche, automobili, elettrodomestici e molto altro;

tale sistema permetterà di controllare qualsiasi apparecchio connesso da remoto e di fare interagire gli oggetti tra loro, senza l’intervento umano, introducendo una rivoluzione senza precedenti nella storia dell’uomo;

il servizio 5G è partito nelle città di Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli e si prevede la progressiva copertura nei prossimi anni della totalità del territorio nazionale:

fino ad oggi i sistemi 2, 3 e 4G hanno utilizzato frequenze radio da 0,3 fino a 3 GHz, mentre il nuovo sistema 5G prevede di lavorare a frequenza tra i 0,7 e i 26 GHz, con onde più vicine agli infrarossi e alle radiazioni ionizzanti;

considerato che:

la ricerca condotta dall’istituto “Ramazzini” di Bologna, attraverso il centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni”, ha riguardato l’impatto dell’esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza (RFR) prodotti da ripetitori e trasmettitori per la telefonia mobile che simulano il 3G;

i ricercatori hanno riscontrato aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta, 50 volt al metro per un tempo continuativo di 19 ore al giorno, tutti i giorni della vita a partire dalla gestazione, una situazione limite che si può considerare come un’esposizione 10 volte superiore ai limiti massimi consentiti oggi in Italia;

secondo la dottoressa Belpoggi, responsabile dell’istituto, “Sebbene l’evidenza sia quella di un agente cancerogeno di bassa potenza, il numero di esposti è di miliardi di persone, e quindi si tratta di un enorme problema di salute pubblica, dato che molte migliaia potrebbero essere le persone suscettibili a danni biologici da radiofrequenze”;

un esperimento in laboratorio sugli insetti esposti alle frequenze del 5G, effettuato da “Nuovo saline” onlus, associazione culturale tecnico-scientifica con sede a Montesilvano (Pescara), ha avanzato l’ipotesi di una correlazione tra l’esposizione alle frequenze e il manifestarsi di significative distorsioni della catena ecologica. In particolare gli insetti osservati non si riproducevano più e smettevano di mangiare;

ritenuto che:

questa tecnologia desta particolari preoccupazioni nei cittadini;

il funzionamento della tecnologia 5G prevede nei prossimi anni l’installazione di centinaia di migliaia di antenne per la nuova rete di comunicazione;

durante l’audizione presso la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati del 26 febbraio 2019, il dottor Alessandro Vittorio Polichetti dell’Istituto superiore di sanità ha contraddetto tali preoccupazioni sostenendo che non ci sarebbero pericoli per i cittadini, ma che i livelli dei campi elettromagnetici utilizzati dal 5G devono essere monitorati per comprenderne appieno eventuali conseguenze sulla salute umana;

la Corte d’appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017, secondo cui l’uso prolungato del telefono cellulare senza cuffiette, può causare una particolare forma di tumore. Per i giudici, infatti, benché non ci siano ancora prove scientifiche chiare, esiste un nesso di causalità tra l’utilizzo frequente del telefonino e l’insorgere di tumori;

ai sensi dell’art. articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, al fine di garantire un elevato livello di tutela, andrebbe applicato il principio di precauzione, sulla base del quale è raccomandato condurre, prima dell’introduzione di una nuova tecnologia potenzialmente nociva, un’adeguata sperimentazione nonché una ricerca approfondita per evidenziare gli effetti di tossicità cronica utilizzando modelli e metodi diversi, in grado, quindi, di evidenziare i differenti effetti biologici,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se ritenga necessario eseguire un monitoraggio degli effetti sanitari conseguenti all’esposizione alle radiofrequenze usate nelle tecnologie 5G della popolazione delle città dove viene sperimentata la tecnologia e, comunque, mettere in atto tutte le misure necessarie per la tutela della salute pubblica.