CYBERSECURITY, MANTOVANI (M5S): “L’EMERGENZA DIGITALE SI VEDE DAGLI ATTACCHI ALLE AZIENDE”
ROMA, 3 LUGLIO – “Le aziende italiane devono investire di più nella sicurezza informatica. Gli attacchi hacker evidenziano ogni giorno l’emergenza informatica che viviamo in Italia”. Lo sottolinea Maria Laura Mantovani.
Senatrice del MoVimento 5 Stelle, Mantovani è laureata Unimore in Matematica. Per l’università di Modena e Reggio ha implementato la rete italiana della ricerca prima di specializzarsi in Sicurezza informatica nella stessa università.
“L’Italia deve uscire da una versione retrograda in cui i furti sono soltanto quelli tradizionali – sottolinea Mantovani – e gli investimenti vanno compiuti in sistemi di allarme e antifurto. Oggi più che mai gli obiettivi dei ladri non sono più tanto i macchinari, quanto i dati. Nell’era del digitale, gli attacchi avvengono sulla rete. I meccanismi sono diversi, ma il principio è lo stesso: trarre un profitto illecito”.
Come nel caso dell’attacco all’azienda bolognese Bonfiglioli. “La ditta non ha ceduto al riscatto una volta che i computer erano stati infettati – prosegue la senatrice M5S – e ha fatto bene. Spesso, infatti, i proventi di tale attività illecita vanno a finanziare reti criminali e terroristiche. Resta il problema alla base: l’attacco ransomware aveva aggirato gli antivirus in azienda. Lo scorso anno più di nove ditte italiane su dieci (il 92%) hanno subito un attacco informatico. A livello europeo gli attacchi si riducono al 54% negli ultimi due anni. Un segno inequivocabile che in Italia le aziende non attribuiscono ancora la giusta consapevolezza al fenomeno degli attacchi informatici”.
Mantovani elenca quindi alcune possibilità spesso ignorate e frontiere future per invertire la rotta. “Il Codice dell’amministrazione digitale (CAD) e il regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPRr) approvato nel 2016 indicano già misure e provvedimenti – aggiunge la senatrice – a cui la pubblica amministrazione e le aziende dovrebbero guardare con attenzione per essere preparate ad affrontare le sfide della digitalizzazione ed attuare una strategia difensiva. A esempio, in caso di attacco con un ransomware riuscirebbero a recuperare dati in autonomia senza essere tentati a cedere a ricatti spesso molto costosi. Non è un caso che il 62% degli attacchi in Italia è fruttato ai malviventi 80mila euro o più. In Italia serve una rivoluzione nelle scuole che permetta di formare almeno il triplo di professionisti e laureati nelle discipline ITC e una parte di questi specializzati appunto in sicurezza informatica. Già oggi gli alunni acquisiscono competenze che vent’anni fa erano trattate all’università. È tempo di compiere un ulteriore salto per qualificare più ‘guardie informatiche’ contro i nuovi ladri. Persone che potranno poi divenire tecnici qualificati in sicurezza informatica e svolgere il ruolo di vigilanti sul web. Inoltre, le aziende devono acquisire la consapevolezza che la sicurezza informatica non si mette in campo con soluzioni né amatoriali né facilmente preconfezionate. Invece le contromisure si applicano con sistemi e soprattutto con procedure messi in opera in modo scientifico da parte di esperti appositamente formati”.