TRIVELLE, LANZI E MANTOVANI (M5S): “IN EMILIA ROMAGNA STOP A 25 PERMESSI. È ALL-IN SULLA GREEN ECONOMY”
TRIVELLE, LANZI E MANTOVANI (M5S): “IN EMILIA ROMAGNA STOP A 25 PERMESSI. È ALL-IN SULLA GREEN ECONOMY”
Roma, 4 febbraio 2019 – “Venticinque tra permessi già rilasciati e nuove istanze di prospezione e ricerca sul territorio della Regione Emilia Romagna verranno sospese dal DL Semplificazione. Un risultato importante che pone un freno allo scempio del nostro territorio legato a combustibili fossili, retaggio di un passato da lasciarci alle spalle”.
È quanto affermano in una nota i Senatori Gabriele Lanzi e Maria Laura Mantovani analizzando i numeri dei permessi di prospezione e ricerca che arrivano dal MISE.
“La Regione Emilia Romagna, da sola, conta nel proprio territorio quasi un terzo di tutte le autorizzazioni di ricerca e prospezione di tutta Italia. La ricchezza di un territorio però non può trasformarsi, come è successo, nel suo vilipendio contestualmente alla contrarietà della quasi totalità dei suoi abitanti e di tanti agricoltori che hanno combattuto al nostro fianco per valorizzare le nostre eccellenze enogastronomiche che non possono venire contaminate dalle deturpazioni introdotte con le trivelle.
Per questo i permessi già rilasciati per le seguenti attività nella Regione sono dunque sospesi: BELGIOIOSO, BUGIA, CADELBOSCO DI SOPRA, CODOGNO, CORTE DEI SIGNORI, FANTOZZA, GRATTASASSO, JOLANDA DI SAVOIA, LA PROSPERA, PODERE GALLINA, PONTE DEI GRILLI, PONTE DEL DIAVOLO, PORTOMAGGIORE, SAN MARCO, TORRE DEL MORO. Oltre questi, anche dieci nuove istanze per prospezione e ricerca in mare sono state bloccate.
Lo stop ai premessi di ricerca – continuano gli esponenti M5S – ci permetterà di riavvicinare lo Stato, fino ad oggi troppo distratto e interessato alle necessità di pochi, a tutti i cittadini. Con il Decreto Semplificazione abbiamo voluto fare un All In, per dirlo in gergo pokeristico, sulla Green economy; le multinazionali del petrolio, che negli ultimi anni hanno beneficiato del placet silenzioso dei passati Governi devono sapere che da parte nostra gli investimenti saranno tutti verso una economia circolare, sostenibile, che punti ad energie rinnovabili”.
“Insistere sulle ricerche e le estrazioni di idrocarburi – aggiunge il Consigliere Regionale Bertani – in particolare dove i giacimenti sono limitatissimi, in sé e rispetto ai fabbisogni energetici nazionali – non è seria politica economica o ambientale o energetica, ma semplicemente archeologia industriale, dalla quale non verrà un euro di fatturato o un posto di lavoro in più.
I dati nel Ravennate infatti, anche prima del decreto, raccontano di imprese che chiudono, di investimenti solo promessi, di posti di lavoro progressivamente perduti. Avvenimenti legati al fatto che l’Oil&Gas non è il futuro dell’industria energetica, ma il passato e che anche il presente è fatto sempre più di rinnovabili.
“Ecco perché – concludono Lanzi, Mantovani e Bertani – questo stop segna una svolta nella politica energetica: i posti di lavoro si creano (e si mantengono) solo con la forte spinta verso le rinnovabili e attraverso la sempre più urgente riconversione del settore. Ricordiamo come per ogni miliardo investito in energia rinnovabile si possono creare fino a 13mila posti di lavoro contro i 1000/2000 circa delle attività di estrazione. Come maggioranza abbiamo il dovere di portare avanti questa riconversione energetica con decisione; lo dobbiamo al nostro territorio e ai nostri figli”.
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